JUDO, NON SOLO SPORT UNA LEZIONE DI FILOSOFIA DI VITA

di Claudio Morselli

Come avevamo preannunciato, dal 22 al 24 settembre, all’agriturismo Le Sorgive di Solferino, si è svolto un congresso di judo, per discutere il significato e l’importanza dei kata, le forme che racchiudono i segreti della disciplina. Hanno partecipato esperti del judo tradizionale, prestigiosi Maestri italiani e stranieri, esponenti dell’Aise, dell’Ado-Uisp, della Libertas, delle Acli, degli Amici del Judo, della FIAM, della FIJLKAM. Si sono esibiti Alfredo Vismara, indimenticabile campione e dirigente degli Amici del Judo, della FIAM e della Libertas; Piero Comino, un appassionato di Giappone, che colleziona documenti antichi e rari sul judo; il siciliano Maurizio Pelligra, il genovese Pino Tesini, i milanesi Barioli e Maiaso, il francese Patrick Le Mée, allievo del maestro Michigami Haku; e infine Francesca Antonino, danzatrice dell’associazione bolognese A piedi Scalzi, che pur non avendo mai praticato judo, ne ha proposto una singolare interpretazione basata sull’estetica. Tutto è finito tra gli applausi, con il proposito di dare continuità a questa esperienza e riprendere l’argomento con un altro incontro nel settembre dell’anno prossimo.come antidoto allo stress e alla degenerazione materialistica della società moderna. Il judo, tramite i kata (che sono i suoi modelli didattici), è infatti una reinterpretazione delle discipline di combattimento giapponesi che sposta il fine ultimo dalla ricerca dell’efficacia in combattimento al principio morale che “un essere umano vale nella misura in cui è utile alla Società”. Il creatore del metodo judo, il signor Kano Jigoro, è stato l’artefice del primo sistema scolastico nazionale giapponese dopo la Restaurazione Meiji del 1868 e, con la didattica da lui ideata, ha ottenuto nel 1906 la piena alfabetizzazione del Paese. La sua filosofia consiste nel suddividere il judo in tre livelli: il judo-inferiore, il judo-medio e il judo-superiore. Con il judo-inferiore i giovani imparano a dare il meglio di sé nella pratica del combattimento per il raggiungimento della vittoria sportiva, che può essere utile e formativa ma non un valore in sé e non può rappresentare lo scopo della vita. Il judo-medio introduce l’elemento della salute fisica e mentale, rafforzando doti e tratti del carattere come la fiducia in se stessi e la capacità di adattamento alle circostanze, per essere utili agli altri. Con il judo-superiore c’è, infine, la visione morale applicabile a tutte le circostanze della vita: lavorando intelligentemente insieme possiamo costruire un mondo migliore e quindi, secondo la massima judoista, “tutti insieme, per crescere e progredire”, con serenità, nell’armonia dell’Universo e con il miglior impiego dell’Energia in senso universale. In sostanza, si impara a combattere non per esaltare la violenza ma, al contrario, per realizzare una crescita individuale e collettiva che sia utile alla crescita dell’Umanità e per costruire un mondo migliore.

C’è un bellissimo opuscolo, Io faccio judo, curato da Cesare Barioli per conto dell’AISE (Associazione Italiana Sport Educazione), che spero venga distribuito in tutte le scuole e che illustra, in modo emozionante e coinvolgente, il progetto “Ideali di Sport-educazione” finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. A un certo punto, sotto il titoletto Lo sport visto con occhi diversi, troviamo in poche frasi l’essenza di questo progetto che, non esagero, meriterebbe il Premio Nobel per la pace.
Lo riporto per intero.
Proponiamo una disciplina che coinvolga corpo mente e cuore, motivata dall’interesse di crescere come persone, non da premi o titoli; riducendo al minimo le attività para-autistiche ripetitive all’infinito (le discipline fisiche che mirano al record). Affrontiamo le gare non per vincere o conquistare, ma per costruirci, aiutati da avversari che saranno nostri amici nella vita. E premio alla vittoria sia la festa di tutti. In palestra scopriamo come fare insieme; pratichiamo un dare che non è quello del mantello di San Martino, ma riguarda quanto serve a crescere. Che, ad uno stupratore, può essere un calcio nei coglioni (scusate). Preparandoci alle emozioni e alle prove della vita; a combattere non il prossimo, ma le negatività come ignoranza, invidia, abitudine e noia. Facciamo nostra l’esperienza guerriera scartandone le nefandezze. Il coraggio, l’attenzione, la concentrazione e una mente libera favoriscono l’intuizione, che useremo nella vita quando le circostanze saranno eccezionali o drammatiche; quando saremo coinvolti nella crisi o nello sforzo; quando ci impegneremo nel lavoro, nella famiglia, in un’impresa liberamente scelta; quando avremo raggiunto l’entusiasmo per il mondo meraviglioso a cui vogliamo contribuire; quando avremo fiducia nella nostra capacità di dare. Allora impariamo a dare tutto noi stessi indipendentemente dal risultato; costruiamo una personalità capace di amare, lavorare, comprendere. Alleniamoci ad avere uno stile, con l’orgoglio di essere donne e uomini che vivono nel sorriso e senza rimpianti”. I concetti del judo, e in particolare il richiamo all’armonia dell’Universo che troviamo anche in questo opuscolo, mi fanno venire in mente il wu wei del taoismo, il “non-agire”, inteso non come sinonimo di inattività ma come “non-ingerenza”, nel senso di non violare le leggi della natura e non ostacolare il flusso naturale delle cose, e che rappresenta il legame profondo con il principio generatore dell’Universo, “il Tao, l’immortale Tao, che abita nel cuore di tutti”. Dalla capacità dell’uomo di conservare questa armonia dipende non solo il suo benessere fisico, mentale e spirituale, ma anche la salvezza del pianeta.

Per informazioni: A.S. Judo Le Sorgive,
Via Piridello, 6 46040 Solferino (MN)
Tel. 0376/854252 Fax 0376/855256 e-mail: judo@lesorgive.it