SEGRETI E BUGIE

di Luca Benedini

Il 16 gennaio scorso il primo ministro Prodi ha voluto giustificare la sua decisione favorevole a un sostanziale raddoppiamento della grossa base militare statunitense di Vicenza dichiarando pubblicamente, in sintesi, che si trattava semplicemente della conferma di un impegno preso dal precedente governo Berlusconi col governo statunitense e che questa conferma era necessaria a causa della fondamentale esigenza di una continuità nell’operare dei vertici di uno Stato e negli impegni da essi presi. Ma le cose non stanno in questo modo, perché in realtà – come il ministro della Difesa Parisi aveva dichiarato ufficialmente in Parlamento il 27 settembre 2006 (e spiegato altrettanto ufficialmente l’8 settembre precedente al sindaco di Vicenza in una lettera apparsa in seguito anche sulla stampa) – tra Berlusconi e Bush «non sono stati sottoscritti impegni di alcun genere. La disponibilità di massima manifestata dal precedente governo non si è tradotta, infatti, in alcun accordo sottoscritto». Lo stesso ministro ha riconfermato, in dichiarazioni apparse sul Corriere della Sera del 18 gennaio 2007, che «il governo Berlusconi non aveva sottoscritto nessun impegno con Washington. Aveva solo manifestato una disponibilità a considerare il progetto, riservandosi di dare una valutazione» quando fosse stato completato il progetto statunitense. E tale completamento è avvenuto solo mesi dopo l’insediamento del governo Prodi, come ha ampiamente documentato Angelo Mastrandrea sul Manifesto dello stesso 18 gennaio. Prodi ha dunque scelto di mentire deliberatamente agli italiani, cercando di scaricare su Berlusconi una responsabilità che invece è in sostanza soltanto di Prodi stesso, avendo egli – oltre tutto – deciso su Vicenza pressoché per conto proprio, mentre si trovava in visita ufficiale in Romania. In aggiunta, per prendere questa decisione Prodi ha anche dovuto calpestare in toto quanto stabilito nel programma dell’Unione presentato ufficialmente prima delle elezioni 2006 (a pag. 109): «È necessario arrivare a una ridefinizione delle servitù militari che gravano sui nostri territori con particolare riferimento alle basi nucleari. Quando saremo al governo daremo impulso alla seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari coinvolgendo l’Amministrazione centrale della Difesa, le Forze Armate, le Regioni e gli Enti Locali al fine di arrivare ad una soluzione condivisa che salvaguardi al contempo gli interessi della difesa nazionale e quelli altrettanto legittimi delle popolazioni locali». Dov’è finita dunque la “Conferenza nazionale” in questione? E, soprattutto, dov’è finita la salvaguardia dei legittimi interessi della popolazione vicentina? Non si tratta certo di una salvaguardia attuabile mediante solo ed esclusivamente con la frettolosa richiesta governativa di un rapidissimo parere al Consiglio comunale di Vicenza (amministrato tra l’altro da una maggioranza di centro-destra quanto mai fedele a Berlusconi), com’è avvenuto nel settembre 2006….

Il brano appena citato del programma dell’Unione rimanda anche a un’altra questione sostanziale della politica italiana: come ha messo in particolare evidenza La Civetta nei suoi numeri di febbraio e marzo 2007, «non si possono più avere dubbi sulla presenza di ordigni atomici sul suolo italiano» per lo meno «a partire dal 1985». Sulla stessa rivista è apparsa in marzo un’intervista col sindaco di Ghedi, che ha un po’ sibillinamente dichiarato che delle testate nucleari locali l’amministrazione comunale era «a conoscenza ma non attraverso comunicazioni da parte delle Istituzioni o Enti preposti»…. Non stupisce la misteriosità e la segretezza con cui la questione è trattata da tutte le pubbliche istituzioni italiane al corrente di queste bombe: nel 1975 l’Italia ratificò, come paese non atomico, il “Trattato di non proliferazione nucleare”, e con ciò si era impegnata a non produrre armi atomiche di alcun genere né a riceverne da altri paesi, mentre risale addirittura al 1970 la ratifica con cui gli Usa, come paese atomico, si erano a loro volta impegnati a non cedere o trasferire a paesi terzi le loro armi di questo tipo. Inoltre la legge n. 185 del 9 luglio 1990 stabilisce che in Italia «sono vietate la fabbricazione, l’importazione, l’esportazione ed il transito di armi biologiche, chimiche e nucleari». La presenza di bombe atomiche (statunitensi) in almeno due località italiane costituisce dunque una duplice flagrante violazione sia del trattato del 1970 sia della legge del 1990: violati l’uno e l’altra tanto dalle autorità italiane quanto da quelle statunitensi. Va inoltre ricordato che il governo statunitense sta utilizzando da anni il suo esercito in estremo contrasto con la Carta dell’Onu e con altre leggi internazionali, come ha dichiarato più volte anche il Segretario uscente dell’Onu Kofi Annan e come chiunque, del resto, può verificare di persona. A ulteriore aggiunta, vi è anche il fatto che sono rimasti del tutto segreti i patti intergovernativi che da mezzo secolo regolano le basi militari statunitensi in Italia. L’art. 80 della Costituzione stabilisce che «le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica». In una tavola rotonda a Padova l’8 agosto 2005, l’assessore regionale friulano alle Politiche della Pace, Roberto Antonaz, sottolineava che in merito alla base militare statunitense di Aviano la Regione aveva «chiesto che venga reso pubblico l’accordo riguardante l’utilizzo della base e che esso venga adeguato pienamente alla Costituzione e all’ordinamento giuridico italiano». La richiesta della Regione Friuli, tuttavia, non è mai stata accolta dal governo. Greenpeace, nel suo dossier del 2006, avvertiva che le testate atomiche sono presenti in Italia «in virtù di un trattato segreto – Stone Ax – mai comunicato al Parlamento». In effetti, è ben difficile poter argomentare che simili patti tra nazioni non costituiscano trattati e non siano di natura politica…: infatti nessuno lo fa e coloro che conoscono la questione si limitano a tenerla segreta e a non dire nulla, senza rivendicare pubblicamente un “diritto costituzionale alla segretezza”. Dunque, l’installazione di bombe atomiche in Italia e più in generale le modalità con cui sono state assegnate all’esercito statunitense diverse basi militari italiane violano palesemente anche il dettato costituzionale. Di ciò si parla in vari modi da tempo, esistono addirittura richieste ufficiali di istituzioni regionali sulla questione, ma i governi si susseguono e ognuno di essi persiste, come niente fosse, nel calpestare su temi di grande significato socio-politico internazionale trattati pressoché mondiali, leggi, la Costituzione stessa….

Nota: Alcune delle questioni giuridiche internazionali qui accennate sono state prese in esame in modo molto più approfondito in alcuni interventi dell’autore disponibili sul sito Internet “www.peacelink.it”.