AMBIENTE: PIANETA A RISCHIO
MA SI PUO’ GUARDARE CON FIDUCIA AL FUTURO CON NUOVE POLITICHE E NUOVI STILI DI VITA

di Claudio Morselli

In un solo anno, nel 2004, su Scienze Magazine sono stati pubblicati 928 studi scientifici che dimostrano gli effetti devastanti della distruzione dell’ambiente e avanzano previsioni catastrofiche per il futuro del pianeta. Alle stesse, preoccupate, conclusioni sono giunti i grandi meeting internazionali organizzati dall’Onu con la partecipazione dei più autorevoli scienziati ed esperti di tutto il mondo: Rapporto Brundtland (1987), Conferenza di Rio de Janeiro (1992), Convenzione di Kyoto (1997), Millennium Summit (2000), Summit mondiale di Johannesburg (2002), World Summit delle Nazioni Unite (2002). E questi sono solo i più recenti e i più importanti, ai quali vanno aggiunti centinaia di studi e di rapporti scientifici che ogni anno lanciano l’allarme sullo stato di agonia del pianeta. Ma, è incredibile, la politica pensa ad altro, e i governi delle maggiori potenze mondiali, nonostante alcuni pronunciamenti consapevoli, spingono ancora l’acceleratore su un modello di sviluppo tanto devastante quanto irresponsabile, mentre i mass media si limitano a dare ogni tanto qualche notizia, che però si disperde nella bolgia delle banalità e delle volgarità televisive che quotidianamente ci vengono propinate. Giovanni Sartori, che non è certo un estremista no global, in un articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” di qualche anno fa e dal titolo significativo “La testa sotto la sabbia”, scriveva: “Non ho ancora capito bene se il genere umano deriva dallo struzzo, oppure se finirà struzzificato, facendo lo struzzo. Ma ormai propendo per la seconda tesi: finiremo tutti male, tutti con la testa sotto la sabbia. Proprio perché ai problemi di sopravvivenza della terra non vogliamo proprio pensare”. Siamo arrivati all’assurdo che chi, come Sartori, denuncia questa grave situazione è tacciato di allarmismo e catastrofismo. Il che significa, come dice Sartori, negare l’evidenza dei fatti, perché di questo si tratta. Credo quindi che possa essere utile riportare una breve sintesi di alcuni dei più recenti pronunciamenti su questa vera e propria emergenza planetaria, di cui tutti ci dovremmo occupare. Con un’avvertenza: la realtà è drammatica ma è possibile guardare al futuro con fiducia e ottimismo se si attuano politiche economiche, energetiche e ambientali diverse, già oggi fattibili a livello locale, che escano dalle logiche degli interessi delle lobby petrolifere e di quelli delle grandi multinazionali. E ognuno di noi può fare la sua parte, modificando i propri consumi e i propri stili di vita.

Millennium Ecosystem Assesment: A rischio il futuro del mondo
Oltre 1.300 esperti, tra i più qualificati al mondo e provenienti da 95 paesi diversi, hanno contribuito, in quattro anni di lavoro, tra il 2001 e il 2005, alla stesura di uno dei rapporti più completi sullo stato degli ecosistemi del pianeta, sugli scenari futuri e sugli interventi che è possibile realizzare: il “Millennium Ecosystem Assesment”. Il rapporto rileva che negli ultimi 50 anni gli esseri umani hanno modificato gli ecosistemi più rapidamente e profondamente che in qualsiasi altro periodo della storia al punto che questi ecosistemi presto non riusciranno più a fornire ciò che permette la nostra vita sul pianeta: cibo, acqua, aria respirabile, legno, combustibile. “I problemi con cui dobbiamo fare i conti oggi - perdita di biodiversità, scarsezza d’acqua per la sottrazione di acqua alle riserve idriche in misura superiore alla loro capacità di rigenerazione, degrado delle terre aride - potrebbero peggiorare in modo significativo nei prossimi decenni se non si interverrà subito”. E la conclusione è drammatica: “L’attività umana pone una tale pressione sulle funzioni naturali della Terra che la capacità degli ecosistemi del pianeta di sostenere le generazioni future non può essere data per scontata. (…) Siamo alle soglie di una estinzione di massa”. (Roma, 30/03/2005)

Secondo il Pentagono: anno 2020, la catastrofe
Secondo un rapporto riservato inviato dal Pentagono al Presidente americano George W. Bush, il mutamento climatico globale porterà il mondo verso la catastrofe, già a partire dal 2020. Si prevedono alluvioni e siccità di dimensioni spaventose, carestie, scarsità di acqua e di energia, migrazioni di massa. Molte delle principali città europee verranno sommerse dalle acque in seguito allo scioglimento dei ghiacci. Per un rallentamento della Corrente del Golfo, la Gran Bretagna e il Portogallo avranno un clima simile a quello della Siberia. Il documento prevede che i bruschi cambiamenti del clima rischiano di portare il pianeta sull’orlo dell’anarchia e di conflitti combattuti sul fronte della mera sopravvivenza e non più della religione, dell’ideologia, dell’onore nazionale. Nel mondo si scateneranno disordini e rivolte innescati dalla scarsità di cibo. Guerre, conflitti e distruzioni diventerebbero tipologie endemiche della vita. L’effetto serra sarà peggio di al Qaida. (The Observer 22/02/2004, tradotto da Nuovi Mondi Media)

Tony Blair: Il pianeta a rischio dove vivranno i nostri figli
Quando i miei genitori erano bambini la popolazione mondiale non arrivava a tre miliardi di persone. Nell’arco della vita dei miei figli supererà probabilmente i nove miliardi. Non serve un esperto per capire che sarà lo sviluppo sostenibile la grande sfida di questo secolo. Nello spazio della nostra vita siamo già stati testimoni di enormi cambiamenti. Per esempio, i sei anni più caldi del ventesimo secolo si sono registrati nell’ultimo decennio. Le fotografie dei satelliti mostrano che la percentuale della superficie coperta da neve e ghiaccio è scesa del 10% rispetto agli Anni 60. Questo secolo ha fatto registrare un aumento della temperatura senza precedenti negli ultimi 10.000 anni: e si prevede che nel 2100 si registreranno 6 gradi in più rispetto al 1990. Non è finita. Entro il 2025 due terzi della popolazione mondiale potrebbe trovarsi di fronte al problema della siccità, ma il cambiamento del clima porterà anche precipitazioni e inondazioni sempre più estreme e tempeste tropicali sempre più gravi. Nel 2080 le foreste tropicali potrebbero sparire da gran parte dell’Africa e del Sud America. Aumenteranno i deserti, si diffonderanno malattie, molte specie animali e vegetali spariranno. Considerare queste previsioni un esagerato allarmismo sarebbe da irresponsabili. Rappresentano l’opinione di illustri scienziati. Non possiamo permetterci di ignorarle. Il protocollo di Kyoto è il faro che illumina la diplomazia a livello mondiale. La dura realtà però è che anche se tutti i paesi sviluppati raggiungessero gli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto, nel 2008-2012 riusciremmo a ridurre l’emissione globale di gas serra solo del 5,2% rispetto ai livelli del 1990, mentre per arrestare il processo di riscaldamento dovremmo tagliare le emissioni di CO2 del 60% o più. (Sì, avete letto bene: questo testo l’ha scritto proprio Tony Blair, il primo ministro inglese, e fa parte di un lungo articolo pubblicato su “La Repubblica” del 27/03/2001)

Terra sempre più calda, avanti verso il disastro
Dopo la pubblicazione del rapporto dell’Intergovernamental Panel on Climate Change, il ministro dell’ambiente britannico, Margaret Beckett, è categorico: “Bisogna fermare il cambiamento climatico prima che innesti il processo di scioglimento dei ghiacciai, che a sua volta farà da moltiplicatore al caldo. in questo caso si potrebbero verificare il collasso di interi ecosistemi e lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia, che provocherebbero un aumento di 7 metri del livello dei mari”. Per maggior chiarezza il primo ministro Tony Blair ha aggiunto: “È ormai chiaro che l’emissione di gas serra sta provocando un riscaldamento globale a una velocità non sostenibile”. (La Repubblica, 31/01/2006)