APPUNTI

di Claudio Morselli

PER LA DIGNITÀ DEL LAVORO
Il 19 novembre si è svolto, all’Arcidallò di Castiglione, l’atteso incontro con Piergiovanni Alleva, docente di diritto del lavoro, estensore di una proposta di legge per il superamento della precarietà del lavoro, la n. 2185, che è stata presentata alla Camera dei Deputati il 29 gennaio di quest’anno ed è stata firmata da 67 parlamentari di tutto lo schieramento di centro-sinistra. Il Prof. Alleva non ha deluso le aspettative e, di fronte a un pubblico attento e numeroso, ha illustrato i contenuti della sua proposta di legge. Uno dei punti centrali è l’eliminazione del rapporto di lavoro parasubordinato o, per meglio dire, delle collaborazioni coordinate e continuative, che sono un’invenzione tutta italiana, un mostro giuridico che istituzionalizza un abnorme intreccio tra lavoro autonomo e lavoro dipendente per consentire un puro e semplice “cambio di etichetta” con cui poter privare i lavoratori delle loro tutele contrattuali e legali. Nella proposta di legge si prevede, quindi, che i rapporti di lavoro siano solo di tipo subordinato o autonomo, senza alcuna ambiguità. Un altro punto importante riguarda i contratti a termine, che ormai rappresentano la metà dei nuovi contratti di lavoro. La maggior parte di essi sono contratti abusivi, una truffa ai danni dei lavoratori e rappresentano l’espressione di una illegalità di massa che va contrastata e perseguita.Si prevedono quindi norme più restrittive per questi contratti, limitandone l’uso solo ai casi di effettiva dimostrata necessità. La proposta Alleva interviene, inoltre, su altri aspetti della precarietà, configurandosi in sostanza come un progetto organico di riforma del mercato del lavoro che si pone l’obiettivo di ridurre al minimo il precariato e ripristinare la centralità del lavoro a tempo indeterminato.

LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO MINORILE
Qualche settimana fa il settimanale britannico The Observer ha riproposto, con una propria inchiesta, il dramma dello sfruttamento minorile praticato, soprattutto nei paesi poveri, da società senza scrupoli. In questo caso la multinazionale coinvolta è la Gap, marchio storico della moda statunitense, che si è trovata a dover gestire le ripercussioni negative di una squallida vicenda, fatta di bambini tolti alle loro famiglie, picchiati e malnutriti, che lavoravano, senza essere pagati, per 16 ore al giorno. Anche questa storia fa parte della globalizzazione. Ma quali sono le aziende multinazionali colpevoli di essere implicate nello sfruttamento minorile? Ecco un elenco, certamente incompleto, ma che può servire affinché si possa boicottare l’acquisto dei loro prodotti.
DISNEY: bimbi di 8 anni confezionano magliette e giocattoli con i personaggi dei cartoon
IKEA: i suoi tappeti indiani potrebbero essere stati tessuti da bambini.
MATTEL: i costumini delle Barbie sono confezionati da ragazzini di 13-15- anni.
MC DONALD’S: bambini producono i giocattoli che poi servono ad attirare i loro coetanei occidentali nei fast food.
NESTLE’: più di 109 mila bambini di 9-10 anni vengono impiegati nelle piantagioni di cacao.
NIKE: nonostante il divieto Fifa, i bambini continuano a cucire i palloni di calcio
PHILIP MORRIS: bambini lavorano nelle sue piantagioni di tabacco
REEBOOK: come la Nicke, anche Reebook utilizza i bambni per cucire i palloni di calcio.
TIMBERLAND: ragazzini con i documenti falsificati per farli apparire più grandi, lavorano nelle fabbriche cinesi.

LA BUFALA DEL NUCLEARE
Da qualche tempo l’energia nucleare, che era stata bandita dopo il referendum del 1987, è ritornata d’attualità. Agitando lo spettro della crisi energetica e dell’impennata del prezzo del petrolio, rispuntano proposte e suggerimenti per riprendere la strada del nucleare civile. Ma si dimenticano almeno tre cose importanti:
1) Che le scorie nucleari conservano la loro pericolosissima radioattività, a seconda delle caratteristiche, per centinaia, per migliaia o per milioni di anni: dove le mettiamo? E chi garantisce dal rischio di contaminazione? E con quali costi?
2) Che i tempi di realizzazione di una centrale nucleare sono talmente lunghi che la produzione di energia non potrebbe avvenire prima di 25 anni.
3) Che l’energia solare, in Italia, ha una potenzialità pari a un terzo di tutta l’energia di cui abbiamo bisogno e che in eguale misura viene calcolata la percentuale di riduzione dei consumi di energia che sarebbe possibile realizzare con il risparmio energetico (migliore isolamento degli difici, diverse tipologie costruttive, ecc.).
Risparmio energetico ed energie rinnovabili sono dunque le soluzioni alla crisi energetica e all’inquinamento del pianeta.

POPULISMO, CONTROLLO TOTALE DEI MEDIA E DEMOCRAZIA
Con il suo libro A passo di gambero Umberto Eco ha lanciato l’allarme contro i pericoli di un “populismo mediatico” che, originato in Italia da Berlusconi, potrebbe espandersi anche in altri Paesi. “Il populismo mediatico consiste nel rivolgersi direttamente al popolo attraverso i media. Un politico che ha in mano i media può orientare il corso della politica al di fuori del Parlamento e, persino, eliminare la mediaziome parlamentare. Dal 1994 al 1995 e dal 2001 al 2006 Berlusconi è stato al tempo stesso l’uomo più ricco d’Italia, il presidente del Consiglio e il proprietario di tre reti televisive, avendo inoltre sotto il suo controllo le tre emittenti di stato. È un fenomeno che potrebbe accadere, e forse è già in atto, in altri paesi”. È evidente che tutto ciò pone un problema serio per la democrazia, che è già di per sé in crisi con la spinta generalizzata della politica verso un leaderismo sfrenato, anticamera del populismo. Silvio Berlusconi si alza una mattina e dice che scioglie Forza Italia (salvo successiva smentita) per costruire un nuovo partito. Altro che confronto politico, partecipazione, congressi… qui decide il padrone. Anzi, prende anche in giro il suo popolo, che chiama alla mobilitazione (sparando firme e adesioni a “milioni”come noccioline) per mandare a casa Prodi e poi va a trattare con Veltroni!!! Dall’altra parte (Pd) non è che vada molto meglio, se si è arrivati al punto di eleggere il segretario prima di fare il partito, che gli è stato costruito addosso come un vestito.