CASTIGLIONE ALEGRE, UN’ALTRA CITTA’ È POSSIBILE

di Claudio Morselli

NOI CITTADINE E CITTADINI DI CASTIGLIONE DELLE STIVIERE
viviamo con preoccupazione il degrado sociale, ambientale e culturale che mercato, sviluppo e progresso, assunti a ideologia, hanno prodotto nella moderna società contemporanea. Assistiamo attoniti alla distruzione di valori universali, come solidarietà e giustizia sociale, e al trionfo della mercificazione che l’idolatria del denaro, la ricerca esasperata del profitto e la pratica dell’iperconsumismo stanno realizzando su scala planetaria.

La globalizzazione è lo strumento con il quale si esercita il dominio del grande capitale economico-finanziario e dell’impero del dollaro, con effetti devastanti sulla vita delle persone. Mentre l’economia statunitense può permettersi deficit da capogiro – tanto tutto il mondo compra dollari – e le grandi multinazionali realizzano profitti da record, tre quarti dell’umanità vivono in condizioni di miseria, di sofferenza e di emarginazione sociale. I poveri diventano sempre più poveri, mentre potere economico e ricchezza si concentrano sempre di più nelle mani di pochi gruppi transnazionali.

Il pensiero unico del neoliberismo domina il pianeta, condiziona le menti e impone i propri standard di vita, su scala globale, con un intreccio perverso tra potere economico, potere mediatico, potere politico e potere militare. Si uniformano i consumi e si tende ad eliminare ogni diversità culturale, di costumi e tradizioni, ogni caratteristica e particolarità locale, ogni ricerca autonoma per un diverso modello economico e sociale.

Poi c’è la guerra, la guerra preventiva, la guerra permanente, la guerra infinita che, con la mistificazione dello “scontro di civiltà” e il pretesto della “lotta al terrorismo”, è diventata strumento di controllo e di dominio dell’unica superpotenza globale. Una guerra che non serve a combattere il terrorismo, ma che anzi – come purtroppo abbiamo visto in Iraq e in Afghanistan – ne favorisce la diffusione a livello mondiale.

Contestiamo la società dello spreco e della distruzione: distruzione dell’ambiente, distruzione di valori, di lavoro, di coesione sociale, distruzione di democrazia. È una società caratterizzata dal predominio assoluto dell’economia e dalla sua finanziarizzazione, dove manca il senso del limite e dove la cultura dello spreco e della distruzione domina incontrastata. Sta crescendo però una forte consapevolezza che la strada che stiamo percorrendo non ha futuro, molte coscienze si stanno risvegliando e si diffonde la volontà di cambiare. Noi vogliamo essere partecipi di questo movimento e guardiamo al futuro ripensando la teoria dello sviluppo, secondo cui il benessere della popolazione è legato al feticcio del Pil (Prodotto interno lordo), ovvero alla crescita continua (infinita) della produzione e del consumo di merci, presupponendo la disponibilità continua (illimitata) di risorse naturali. Ma le risorse naturali non sono infinite.

Ci opponiamo alla società del dominio del mercato, che riduce persone e cose a pura merce, genera nuove ingiustizie e nuove forme di sfruttamento. Viviamo nella società del rischio, dell’incertezza e della precarietà, una società sempre più dominata dall’egoismo dall’individualismo, dove la dipendenza consumistica, l’esasperazione della competitività e il culto della velocità producono alti livelli di stress e gravi forme di depressione. E’ la società nella quale il conflitto capitale-lavoro determina condizioni spesso drammatiche per i lavoratori, specialmente per i più giovani, costretti alla precarietà permanente, con salari da fame e con la messa in discussione dei diritti conquistati con decenni di lotte e di sacrifici.

Bisogna evitare la catastrofe ecologica che inquinamento, surriscaldamento, effetto serra, deforestazione, perdita della biodiversità e desertificazione già ci preannunciano. In gioco c’è la salvezza del pianeta e la sopravvivenza dell’Umanità, ma purtroppo la gravità della crisi globale è direttamente proporzionale all’irresponsabilità dei governi delle potenze mondiali e delle istituzioni internazionali, che pensano ad altro. Il mondo è malato, è malato di crescita, di progresso e di sviluppo perché è malata l’ideologia, incarnata dal neoliberismo, secondo cui non ci devono essere limiti all’attività economica, alla concentrazione del potere finanziario, allo sfruttamento della natura e al consumo di risorse naturali. Non c’è tempo da perdere, bisogna porre fine al delirio economicista e consumista del 15 percento più ricco della popolazione mondiale, il cui sistema economico ci sta portando alla distruzione planetaria. Questo sistema, non solo non è esportabile, ma va cambiato radicalmente.

Bisogna fermare la violenza, che è diventata il tratto fondamentale della società consumistica. Ci opponiamo alle attuali politiche sull’immigrazione e a tutte le forme di razzismo e di intolleranza, all’uso della violenza come strumento per dirimere le questioni internazionali e alla diffusione delle armi. Siamo per una politica orientata al disarmo, per un modello di difesa popolare nonviolenta e per la gestione nonviolenta dei conflitti, per il recupero della solidarietà sociale e per l’interazione paritetica delle culture.

Pensiamo a una società fondata sulla nonviolenza, sul rispetto della persona, sui valori di giustizia sociale e di solidarietà, una società fondata su nuovi stili di vita e nuovi modelli di consumo, sul recupero delle relazioni umane e su un rapporto armonioso con la natura. Una società dalle mille identità, che si fonda sull’osmosi di varie culture e nella quale ogni persona possa sviluppare un sentimento di appartenenza globale, identificandosi con la totalità della Terra e riconoscendosi come cittadina e cittadino del mondo, come parte integrante di una nuova coscienza universale. Una società fondata su rapporti di collaborazione, cooperazione e solidarietà, che possa garantire una vita dignitosa a tutti gli abitanti del pianeta.

Pensiamo a forme di democrazia partecipativa per promuovere l’azione diretta dei cittadini e delle comunità locali, per favorire il cambiamento, per cambiare subito, qui e ora. Il sistema politico appare sempre più autoreferenziale, del tutto privo di ricambio, incapace di misurarsi con i mutamenti della società e di dialogare con i cittadini, che accentuano il loro distacco dalla politica. Noi vogliamo riportare i cittadini alla politica e renderli protagonisti di una rifondazione, su basi partecipative, della politica stessa e della democrazia, intendendo la nonviolenza come potere del popolo.

Cambiare è possibile: un altro mondo è possibile, un’altra città è possibile con politiche di intercultura, di pace e di solidarietà, con azioni concrete per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, con iniziative efficaci di lotta all’inquinamento, di riduzione dei consumi energetici e dell’impatto ambientale, con la pratica del consumo critico e del boicottaggio, per uscire dalla spirale perversa del consumismo esasperato e orientare gli acquisti in funzione della loro sostenibilità etica ed ambientale, con interventi per ridurre l’uso di risorse non rinnovabili e diffondere le energie alternative. È quanto si sta facendo in molte realtà locali, in Italia e in tutto il mondo: tanti piccoli lillipuziani che, unendosi, riescono ad imbrigliare il gigante Gulliver. È quanto possiamo fare anche a Castiglione delle Stiviere.

(Sintesi della prima parte del documento di “Castiglione Alegre”)

Il testo integrale del documento
di Castiglione Alegre è disponibile
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