LA PAROLA AL SINDACO DI MEDOLE

di Luca Morselli

Questo mese ci siamo confrontati con il sindaco di Medole Bruno Pesci: partendo dalle iniziative avviate da parte dell’amministrazione comunale per il 25 Aprile fino ad una riflessione sul territorio, inteso come spazio comune in cui vive, lavora ed opera una collettività.

In occasione del 60° della Liberazione il comune di Medole ha distribuito manifesti e volantini con la foto e la didascalia del primo consiglio comunale del dopoguerra: un recupero storico, un ritorno alle origini, o cosa?
Le iniziative del 25 Aprile devono inserirsi in un percorso storico e di memoria. Nel 2005 c’è un forte rischio di perdere il senso della democrazia, si tende troppo a pensare che tutto sia dovuto e si dimentica il valore della nostra democrazia partecipata e la memoria di chi ha fatto in modo che questa nascesse. L’immagine del I° consiglio comunale è un momento storico, si radica nella nostra storia e diventa memoria. L’amministrazione di Medole ha voluto con questo recuperare pienamente il senso storico. Da qui parte la definizione della nostra identità: attingendo dalle esperienze del 25 Aprile e della nostra storia in generale, possiamo avere un’identità sicura e certa, che stabilisca la nostra appartenenza e le regole della convivenza sociale. Solo se abbiamo una sicura e certa identità possiamo allora confrontarci con l’altro, con il diverso.

Non c’è il rischio che il definire in modo forte e certo la propria identità la renda esclusiva e intollerante? Come posso, dal momento che devo affermare la mia, riconoscere un valore in un’altra identità e quindi predisporre un apertura verso essa?
Nell’equilibrio continuo delle azioni quotidiane risiede la capacità di costruire una società. L’equilibrio è l’uso corretto della democrazia. Noi dobbiamo avere un’identità. Affermando la mia identità so con certezza chi sono e da qui può partire l’apertura e il confronto con gli altri e con le altre identità. La democrazia diventa un “raccoglitore” di tutte le identità e soprattutto del loro confronto dialettico e dinamico che si muoverà sempre al suo interno. Per questo è fondamentale il senso della democrazia. Se riferiamo il nostro discorso ad una ambito territoriale quale può essere quello medolese, lo spazio pubblico diventa il luogo di incontro e di confronto fra varie istanze e individualità, inserendole tutte in un percorso storico che fornisca il senso della democrazia e il valore della memoria.

Come possiamo fornire il senso della democrazia e il valore della memoria? In che modo compiere un’opera di formazione per educare le persone al recupero e alla memoria storica, a loro volta da utilizzare tenendo presente il senso della democrazia?
La mia identità non deve essere esclusiva, ma solo potenziale. All’interno di un territorio la piazza diventa il luogo di incontro fra le potenziali identità. Dobbiamo fare in modo che ciò avvenga liberamente e fornire a tutti gli strumenti per costruire un “progetto società”. Se ci riconosciamo al servizio di una comunità o di un territorio non accentreremo su di noi tutte le attenzioni, muovendoci al contrario all’interno di uno spazio fisico che ospita una collettività. Sosteniamo quindi la volontà di educare i figli alla piazza perché in un ambito di collettività territoriale gli altri sono l’origine e la piazza il fine di un confronto libero, aperto e costruttivo. Se il territorio è il mio ambiente a cui ho legato i miei affetti allora il compito sarà di legare gli affetti ad uno spazio che diventi il luogo d’identità e di confronto: il territorio non è mai uno spazio chiuso, è il legame degli affetti di una comunità, uno spazio dove la comunità sogna e progetta la costruzione di una società.


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