MONZAMBANO
LA RISERVA NATURALE DI CASTELLARO
UN GIOIELLO CHE VA TUTELATO

di Marzia Sandri

Un angolo di ambiente in cui la Natura sembra aver voluto dare il meglio di sé concentrando in un piccolo spazio un insieme incredibilmente armonico di habitat ricchi di una fauna e di una flora particolari e preziosi caratterizzati da una biodiversità unica nel suo genere. Un vero e proprio gioiello incastonato in un territorio che da ogni parte subisce pressioni antropiche molto forti e che per questo deve essere tutelato e protetto, ma le cui potenzialità, nello stesso tempo, possono essere valorizzate e sfruttate. A tratteggiare il profilo dell’oasi naturalistica di Castellaro Lagusello è stato Alessandro Benatti, attuale presidente del Parco del Mincio che ha in gestione l’omonima Riserva Naturale, in occasione del dibattito sull’analisi dei limiti e delle opportunità offerte dall’area protetta che fa capo al borgo antico mantovano organizzato nel mese di maggio dal Comune di Monzambano nella cornice della festa “Borgo in fiore”. La riserva, istituita nell’’83, si trova da sempre al centro di un vivo dibattito tra chi sente i vincoli di tutela come un freno alla propria attività e chi, al contrario, chiede maggior rispetto e attenzione per un ambiente naturale insostituibile. “Castellaro non sarebbe quel che è senza la Riserva – ha rilevato Benatti – e alla base della possibilità di godere di questo dono, la sua tutela rimane elemento imprescindibile. Solo optando per scelte che, nel rispetto dei vincoli, puntino alla conservazione di questa parte del territorio partendo dal presupposto che si tratta di un elemento di vanto per tutta la comunità, sarà, infatti, possibile farne una fonte di opportunità e di ricchezza sotto diversi punti di vista”. Un concetto più volte ribadito nel corso del suo intervento con il quale non ha mancato di mettere in luce la necessità che, da parte delle istituzioni locali - amministrazione di Monzambano e di Cavriana, in primis –, venga dato un giro di volta nei rapporti con il Parco al fine “di individuare percorsi comuni e condivisibili che armonizzino necessità di tutela e sfruttamento sostenibile e che possano coinvolgere tutta la comunità locale”. “Per questo motivo – ha aggiunto il presidente – va ripensato il contributo di tutti i soggetti appartenenti all’ente in un’ottica di maggiore collaborazione rispetto a quanto avvenuto fino ad ora”. Sì, dunque, ad una valutazione oggettiva delle possibilità di fare di quest’area un punto focale di attrazione per un turismo sostenibile e integrato con l’ambiente, ma sempre nell’ambito di una gestione attenta quale solo il Parco può assumersi. Un segnale preciso quello che Benatti ha voluto dare, e che va nella direzione opposta rispetto a ventilate ipotesi di un passaggio della gestione della Riserva agli enti comunali (Monzambano e Cavriana) avanzata negli ultimi tempi e cui ha alluso (neppure troppo vagamente) anche il consigliere regionale Carlo Maccari nel suo intervento. “Il Parco del Mincio – ha sottolineato il presidente – può essere un’occasione per avviare un percorso costruttivo solo se non viene inteso come un cappio di cui liberarsi ma come un patrimonio di tutti dal quale partire per promuovere una nuova cultura dell’ambiente dalle notevoli valenze culturali e scientifiche, oltre che, perché no, economiche”. “Certo ci sono molte cose da rivedere anche nel ruolo avuto dal Parco fino ad ora – ha concluso Benatti – e per questo sono disponibile fin da subito a interagire fattivamente promuovendo una serie di tavoli di confronto tra noi, i Comuni, la Provincia e la Regione perchè da questo momento si lavori davvero tutti insieme per il bene di questo ambiente e della sua comunità”. Si tratterà ora di fare in modo che l’appello, come già troppe volte accaduto, non finisca nel vuoto.


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