PROMEMORIA PER LA PROSSIMA CAMPAGNA ELETTORALE - DI LUPIN III


La spesa pensionistica cresce ormai ininterrottamente da circa 20 anni, con un vero boom negli ultimi e nonostante le quattro riforme. Questo problema dovrebbe porci alcune domande: come la politica stia effettivamente affrontando il problema e se gli strumenti attualmente disponibili si possano considerare efficaci e utili per questo scopo. In particolare se focalizziamo la nostra attenzione sull’INPS, ci rendiamo immediatamente conto della sua totale inutilità: riceve circa 55 miliardi di euro come trasferimenti dallo Stato (che servono anche per pagare l’assistenza, che è erogata dall’INPS); inoltre dal gettito annuale dell’IRE (l’imposta sulle persone fisiche, la ex IRPEF), pari a 130 miliardi, 55 (il 42%) vengono usati per tappare il buco che ogni anno si determina per via delle mancate riforme strutturali e per la famigerata dinamica demografica del nostro paese: poche nascite, vita media in crescita, entrata nel mondo del lavoro più alta degli altri paesi e uscita dal mondo del lavoro più bassa degli altri paesi (una combinazione perversa del genere non la si otterrebbe neanche pagando). Questi fattori ci portano ad osservare che un lavoratore dipendente ha circa sei anni di pensione pagata con i soldi (leggasi tasse) dei cittadini e non con i suoi contributi versati; molti lavoratori non sanno che la loro pensione non è in relazione ai contributi effettivamente versati. Questa situazione assurda svela uno dei veri problemi del nostro paese: la questione generazionale. Osservando come è organizzata la nostra “demografia” possiamo osservare due scenari ben precisi: il collasso del sistema o una crescita inesorabile della pressione fiscale (ovvero il collasso). Questo processo perverso è sicuramente il nodo che maggiormente determina situazioni di precarietà nel nostro contesto economico: per ogni 1.000 euro di stipendio netto bisogna pagare 430 euro di contributi INPS, che servono anche a pagare le pensioni dei tanti cinquantenni già in pensione (una parte dei quali è nel pieno delle forze e spesso lavora in nero). Sperare che di fronte a questa catastrofe annunciata, la nostra classe politica sappia dare le riposte adeguate, anche se impopolari, forse è pretendere troppo.


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