SOLFERINO,
UN PARCO CULTURALE DELLA BATTAGLIA
PER FERMARE LA DISTRUZIONE DEI LUOGHI DELLA MEMORIA


La proposta di costituire un Parco Culturale della Battaglia nasce dall’idea di valorizzare il territorio da parte della Soprintendenza per i Beni Culturali di Brescia, Cremona e Mantova dopo la Convenzione europea del paesaggio sottoscritta nell’ottobre 2000. L’allora Soprintendente spiegava che, con questo progetto, attraverso un confronto collaborativo tra gli enti, le istituzioni e le associazioni operanti sul territorio, si intendeva dare vita ad un esteso “museo territoriale”. L’ampio fronte della battaglia combattuta il 24 giugno 1859 dalle truppe franco-piemontesi ed austriache, interessò il colle di San Martino (oggi territorio di Desenzano) e, passando per la Madonna della Scoperta (territorio di Lonato e di Pozzolengo) arrivò a Solferino, a Castiglione, Cavriana, Medole, Guidizzolo. Ma fu a Solferino che, alla localizzazione degli eventi cruciali della battaglia (fondamentale per il processo di unificazione del nostro Paese), si aggiunse il fatto straordinario rappresentato dall’idea di Henry Dunant di dare vita a quella che divenne in seguito la Croce Rossa. Ed è a Solferino che restano le testimonianze più profonde legate a questi eventi: dalla Rocca al Cimitero, dal Monte dei Cipressi al Monte Alto, ultimo rilievo delle colline moreniche prima della pianura, da dove partì l’attacco decisivo degli zuavi francesi agli austriaci asserragliati nella Rocca. La maggioranza politica che amministra Solferino, con un uso “disinvolto” dello strumento urbanistico delle varianti al PRG ha perseguito, con calcolata lungimiranza, dal 2002 fino al febbraio 2005, un graduale attacco al territorio interessato da questo progetto autorizzando, nel solo borgo di Pozzo Catena, centro della battaglia, l’edificabilità di 10.500 metri cubi. Accontentate alcune esigenze di privati cittadini, ha poi approvato, ritenendolo fondamentale per lo sviluppo del paese, la realizzazione di un parcheggio nella zona del Cimitero, altro luogo storico, procedendo allo sbancamento di una parte della collina che degrada verso Pozzo Catena e sradicando alcuni cipressi secolari tanto decantati nella relazione del PLIS. Dopodiché, per ricrearsi un’immagine, ha approvato nel giugno 2005, un protocollo d’intenti con il Comune di Desenzano per la realizzazione di un progetto di valorizzazione del territorio interessato dalla battaglia. Si legge, tra l’altro, nel protocollo che si intende “… qualificare l’area di intervento per promuovere uno sviluppo sostenibile nel rispetto del paesaggio oggetto di continue pressioni antropiche…”(!). Questa affermazione appare quanto meno paradossale se detta da chi, dopo aver perseguito una scientifica aggressione ai luoghi storici, ora firma l’intesa e da vita ad un ristretto gruppo di lavoro che procederà alla realizzazione del parco culturale. Le armi della ragionevolezza dovrebbero al contrario consentire di combattere una battaglia incruenta contro l’indifferenza e la “smemoratezza” dei luoghi per il recupero dei ricordi della battaglia rappresentati da cascinali, monumenti, cippi oggi ridotti a spartitraffico di nuovi svincoli, ma anche di elementi del territorio come boschi spontanei, prati aridi e zone umide che hanno sempre connotato questo ambito geografico e che fanno parte a tutti gli effetti del patrimonio culturale di questo territorio. La valorizzazione passa attraverso la fruizione pubblica di un percorso della memoria che consenta l’accesso alla sommità del Monte Alto dopo lo scempio urbanistico ormai perpetrato, nonché la realizzazione di itinerari percorribili a piedi o in bicicletta, con pannelli esplicativi e luoghi di sosta per perseguire uno sviluppo del territorio che punti al turismo di qualità. Questa operazione non può realizzarsi senza il reale coinvolgimento (e non a giochi fatti) di realtà esistenti sul territorio, dalla Società Solferino e San Martino alla Croce Rossa, dalle associazioni, comitati, circoli culturali interessati al progetto fino alle realtà economiche da coinvolgere nello sviluppo delle potenzialità enogastronomiche delle nostre zone. L’auspicio è che gli Enti pubblici coinvolti si riapproprino di quei principi che pongono il bene comune alla base delle scelte politiche legate al territorio, il nemico da combattere è sempre l’interesse economico di pochi, che prevale su quello di un’intera comunità, l’imperativo morale è che si riesca a lasciare alle generazioni future un patrimonio di civiltà insieme alla cultura, alla filosofia ed alla mentalità per conservare e mantenere tale patrimonio.
Gabriella Felchilcher
Progetto Solferino


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