BIOPIRATERIA
I PADRONI DELLA VITA

di Claudio Morselli

In tutto il mondo si diffondono, tra l’indifferenza generale, gli effetti devastanti della globalizzazione selvaggia e del pensiero unico neoliberista. Rincorrendo il mito del progresso la società del capitale ha imposto un fondamentalismo economico che favorisce la concentrazione del potere nelle mani di una ristretta cerchia di grandi società multinazionali, provocando due fenomeni dirompenti: fa aumentare a dismisura il divario tra ricchi e poveri e sconvolge l’equilibrio ambientale del pianeta. Non è vero che oggi non ci sono più le ideologie, o meglio, oggi l’ideologia è una sola, l’ideologia del mercato. Il suo unico obiettivo è il profitto, che può essere perseguito con ogni mezzo, mentre il dio della società neoliberista non ha niente a che vedere con la religione: è il dio denaro, che trasforma tutto in merce. Non ci sono più limiti, tutto si può comprare, tutto si deve poter comprare, anche la vita. Ed è quanto sta avvenendo, soprattutto da dieci-quindici anni a questa parte, con la “proprietà intellettuale” e con i brevetti sulle forme di vita: non solo OGM (Organismi Geneticamente Modificati), ma piante officinali, sementi, verdure, fiori rari o altre sostanze vegetali, alimenti come il riso, le patate, le farine, persino il pane. Si brevettano pure gli animali e persino parti del corpo umano (organi, tessuti, cellule, geni e anche embrioni).

Tutto iniziò nel 1980, quando la Corte Suprema degli Stati decretò che il vivente poteva essere considerato come un’invenzione e quindi poteva essere brevettato. Nel 1985 l’Ufficio Brevetti arrivò quindi a deliberare che “si può brevettare qualunque cosa vivente al mondo tranne un essere umano alla nascita”, aprendo così la strada alla possibilità di brevettare anche parti del corpo umano. Successivamente, nel 1995, questa filosofia venne recepita, a livello internazionale, con l’Accordo sui Diritti di Proprietà Intellettuale (Trips), per cui i brevetti delle forme di vita entrarono a far parte della normativa giuridica degli stati di mezzo mondo. La stessa Unione Europea, nel 1998, approvò una direttiva (la N. 44/CE) che consente di porre sotto brevetto anche parti e geni di qualunque vivente, uomo compreso. Per fortuna questa direttiva non è ancora stata recepita da tutti gli stati membri.

“Biopirateria” è il termine con il quale viene definito l’utilizzo delle pratiche dei brevetti che consentono di acquisire il possesso e il controllo delle risorse naturali e delle più disparate forme di vita. Si tratta di una nuova forma di colonialismo e una colossale rapina ai danni delle popolazioni più povere del mondo, che vengono saccheggiate delle loro risorse naturali, del loro sapere condiviso e delle conoscenze che quei popoli si tramandano da secoli. Ancora più aberrante è la pratica di impossessarsi del patrimonio genetico degli esseri viventi. Si tenga conto, tra l’altro, che i geni umani possono essere brevettati anche senza il consenso delle persone interessate, com’è capitato a un uomo d’affari dell’Alaska, John Moore, che ha fatto causa all’università della California, che aveva brevettato a sua insaputa le cellule della sua milza, ma la Corte Suprema degli Stati Uniti gli ha dato torto perché, ha sentenziato, “il corpo umano è una merce che appartiene a chi la brevetta”. C’è da rabbrividire. Un’altra vicenda incredibile è quella accaduta a un italiano di Limone del Garda il quale, recatosi negli Stati Uniti, è stato sottoposto a prelievi del sangue per individuare un particolare gene anticolesterolo, che pare sia molto diffuso tra gli abitanti di questo paesino del lago di Garda. Questo gene è stato quindi brevettato e ora, sembrerebbe assurdo ma è così, quel cittadino di Limone del Garda, e come lui tutte le persone che possiedono quel particolare gene, non è più giuridicamente “proprietario” del suo gene e non è più libero di disporne come meglio crede.

Contro la biopirateria sono mobilitate le associazioni ambientaliste (con Greenpeace in prima linea) e le associazioni dei contadini dei paesi poveri. Persino l’Onu ha lanciato da tempo un allarme molto chiaro: “Le nuove leggi sui brevetti fanno scarsa attenzione alla conoscenza degli indigeni, lasciandola vulnerabile alle rivendicazioni di altri. Il risultato è un furto silenzioso di secoli di conoscenze dai paesi in via di sviluppo verso i paesi sviluppati” (Undp, Rapporto sullo Sviluppo Umano, 1999). Certo, il problema è di proporzioni planetarie, e non si pretendono soluzioni da bacchetta magica, ma almeno ci si ponga il problema! E’ semplicemente scandaloso che nessuno ne parli, nemmeno tra le forze politiche che dovrebbero avere maggiore sensibilità su questi temi. Forse non sarebbe male se si riprendesse l’idea di Jeremy Rifkin, secondo il quale sui geni bisognerebbe arrivare a un trattato di salvaguardia, com’è stato fatto per la protezione dell’Antartide, perché diversamente, in poco tempo, tutte le principali risorse naturali saranno privatizzate e in meno di dieci anni tutti i trentamila geni che rappresentano la razza umana diventeranno di proprietà di poche multinazionali. Se non si blocca la possibilità di brevettare la vita umana ci troveremo a dover fare i conti con un mondo governato dai padroni dei geni e per l’uomo si prospetterebbe una nuova forma di schiavitù, a livello mondiale.


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